Danza e ricerca. Laboratorio di studi, scritture, visioni
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<strong>Danza e Ricerca – ISSN 2036-1599</strong> è nata nel seno degli studi sulla danza promossi dalla laurea specialistica bolognese in Discipline dello spettacolo. Si propone come spazio aperto e flessibile per la diffusione delle ricerche e delle riflessioni degli studiosi italiani della disciplina, con particolare riguardo ai giovani formati in ambito universitario.Dipartimento delle Arti - Alma Mater Studiorum - Università di Bolognait-ITDanza e ricerca. Laboratorio di studi, scritture, visioni2036-1599<p>I diritti d'autore e di pubblicazione di tutti i testi nella rivista appartengono ai rispettivi autori senza restrizioni.</p><div><a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc/3.0/" rel="license"><img style="border-width: 0;" src="https://i.creativecommons.org/l/by-nc/3.0/88x31.png" alt="Licenza Creative Commons" /></a></div><p>Questa rivista è distribuita con <a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc/3.0/" rel="license">licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Unported</a> (<a href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc/3.0/legalcode">licenza completa</a>). <br />Vedere inoltre la nostra <a href="/about/editorialPolicies#openAccessPolicy">Open Access Policy</a>.</p><em>Human Signs</em>
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<p><em>Human Signs </em>è un’opera d’arte partecipativa, globale e digitale, ideata da Yuval Avital durante la pandemia da Covid-19 e composta dai contributi di danza e canto di più di 200 artisti di 50 paesi diversi. Nell’articolo Andrea Carraro propone un’applicazione del metodo antropologico sull’opera <em>Human Signs</em>, indagando il peculiare esempio della danza <em>Lengger</em>. Stefania Ballone, ballerina del Teatro alla Scala di Milano e coreografa, offre la testimonianza del proprio lavoro di danzatrice, curatrice e co-direttrice artistica di <em>Human Signs</em>. Giulio Galimberti propone di pensare l’opera di Avital come una nuova opportunità per mostrare l’ambivalenza della reclusione: gli artisti coinvolti mostrano la possibilità di sfruttare la situazione di immobilismo per creare una performance carica di forte dinamismo interiore, immaginativo ed emotivo.</p>Stefania BalloneAndrea CarraroGiulio Galimberti
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2021-12-272021-12-2730732610.6092/issn.2036-1599/14136Tilden Russell (editor), <em>Dance Theory. Source Readings from Two Millennia of Western Dance</em>, Oxford University Press, Oxford/New York 2020
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Gonzalo Preciado-Azanza
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2021-12-272021-12-2732933110.6092/issn.2036-1599/14137 «Leggiadri spiriti con fest’e giubilo danzate». Spunti di drammaturgia dei balli nell’opera <em>L’Empio punito</em> (Roma 1669) di Alessandro Melani
https://danzaericerca.unibo.it/article/view/14122
<p>Nella seconda metà del Seicento, la produzione operistica romana presenta numerosi momenti spettacolari come prologhi, intermedi e <em>balli</em>, evidenziando un fenomeno culturale molto significativo. L’opera <em>L’Empio punito</em> (Roma 1669), riadattamento di una commedia spagnola <em>El Burlador de Sevilla</em> di Tirso de Molina, fu musicata da Alessandro Melani su libretto di F. Apolloni e F. Acciaioli, e rappresenta una delle più interessanti pubblicazioni librettistiche, con pregevoli iconografie realizzate da Pierre Paul Sevin e partitura completa. L’obiettivo di questa ricerca è quello di offrire spunti di drammaturgia dei <em>balli</em> presenti nell’opera romana, attraverso il confronto di tutte le fonti per comprendere meglio la messa in scena dei balli e quale fosse la loro importanza sociale nella Roma seicentesca.</p>Valentina Panzanaro
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2021-12-272021-12-2772910.6092/issn.2036-1599/14122Le <em>Lettres</em> di Noverre nel Veneto: l’<em>Encyclopédie méthodique</em> e la «Gazzetta Urbana Veneta»
https://danzaericerca.unibo.it/article/view/14123
<p>Il saggio prende in esame le traduzioni italiane delle voci sul ballo pubblicate nell’<em>Encyclopédie méthodique </em>di Charles-Joseph Panckoucke (1736-1798), che comprende estratti delle <em>Lettres sur la danse</em> di Jean-Georges Noverre. Lo scrittore Antonio Piazza (1742-1825), che dirigeva la «Gazzetta Urbana Veneta» di Venezia, decise a sua volta di pubblicare gli estratti di alcune voci dell’<em>Encyclopédie méthodique</em>, oltre a un certo numero di estratti delle <em>Lettres</em> di Noverre. Grazie a questa pubblicazione veneziana, alla traduzione in Spagna delle <em>Lettres </em>di Noverre uscite nell’<em>Encyclopédie méthodique </em>e in alcuni periodici francesi, le idee di Noverre furono seminate in contesti dove non erano più associate con il nome e la figura del teorico e coreografo francese.</p>Olivia Sabee
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2021-12-272021-12-27315310.6092/issn.2036-1599/14123«Disperate parole indarno muovi». Interpreti di Mirra nel primo Ottocento
https://danzaericerca.unibo.it/article/view/14124
<p>Nei primi decenni dell’Ottocento i palcoscenici milanesi vedono alternarsi diversi allestimenti di una delle più discusse tragedie alfieriane: la <em>Mirra</em>. Anna Fiorilli Pellandi e Carlotta Marchionni in primis, ma anche Carolina Internari e Maddalena Pelzet, saranno celebri interpreti del personaggio. Tuttavia, <em>Mirra</em> a Milano trova anche un altro “adattamento”. Nel 1817 Salvatore Viganò crea un coreodramma a partire da questo soggetto. Per la sua protagonista può contare sulla grande mima e ballerina – ma da molti definita attrice – Antonietta Pallerini. Il saggio indaga la relazione tra le due versioni, recitata e danzata, della <em>Mirra</em> attraverso l’analisi delle sue interpreti, evidenziandone costanti e varianti.</p>Stefania Onesti
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2021-12-272021-12-27557110.6092/issn.2036-1599/14124Giuseppe de Dominicis de Rossi alle Reali Scuole di Ballo di Napoli. Alcuni documenti inediti
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<p>Giuseppe de Dominicis de Rossi è maestro e coreografo napoletano ad oggi semiobliato, la cui figura inizia a delinearsi con esiti interessanti grazie ai documenti dell’Archivio di Stato di Napoli. Un piccolo <em>dossier</em> di venticinque documenti ci permette di inquadrare il suo profilo e la sua attività: il rientro a Napoli da Parigi e le insistenti richieste per entrare a far parte del corpo insegnanti delle Reali Scuole di ballo. Non mancano riferimenti alle difficoltà incontrate rispetto ai colleghi francesi e alle sfide didattiche nelle quali si lancia con sicurezza, per dimostrare il proprio valore di maestro che aveva molto viaggiato e creato, immergendosi in tradizioni diverse. Questo contributo si profila essenzialmente come apporto "documentario", poiché dà una sintesi contenutistica e le trascrizioni di un piccolo ma importante nucleo che abbraccia gli ultimi anni della carriera di de Rossi, con particolare attenzione rivolta alla sua metodologia di insegnamento.</p>Maria Venuso
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2022-02-172022-02-177312610.6092/issn.2036-1599/14125Mia Slavenska: la formazione di una danzatrice a cavallo tra due mondi
https://danzaericerca.unibo.it/article/view/14127
<p>Mia Slavenska (1916-2002) è stata un’artista croata eclettica. Danzatrice poliedrica e coreografa versatile, nonché attrice cinematografica e insegnante, Slavenska ha lavorato a contatto con i maggiori esponenti della danza del Novecento (Bronislava Nižinskaja, Serge Lifar, Léonide Massine) e come protagonista di alcuni dei principali avvenimenti artistici della sua epoca (Olimpiadi di danza di Berlino, 1936). Nel 1943, Slavenska decise di iniziare, a New York, un nuovo percorso di studio con Vincenzo Celli, uno degli ultimi allievi del maestro italiano Enrico Cecchetti. Il saggio ripercorre i primi anni della carriera di Slavenska per focalizzarsi, poi, sul momento formativo con Celli e le diverse correnti didattiche della danza accademica novecentesca.</p>Nika Tomasevic
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2021-12-272021-12-2712713910.6092/issn.2036-1599/14127Choreography, virility and the nation: the case of Vassos Kanellos
https://danzaericerca.unibo.it/article/view/14128
<p>Attingendo da testi editi e inediti, materiale iconografico e stampa, questo articolo tratta il lavoro di Vassos Kanellos, un artista di danza greco attivo dall’inizio del XX secolo. Esaminando come la sua danza ha messo in scena una mascolinità egemonica e l’ha intrecciata con rappresentazioni altrettanto egemoniche della “grecità”, l’articolo intende integrare la conoscenza sull’incarnazione, da parte della danza moderna greca, delle tematiche di genere e nazionali. La contestualizzazione della pratica di tale artista in contesti locali e transnazionali, studiando in particolare il ruolo della sua collaboratrice e consorte statunitense, Tanagra Kanellos, contribuisce difatti a comprendere come la danza moderna/modernità greca si sia inscritta nella danza moderna/modernità occidentale, in cui Kanellos viene duramente sottorappresentato.</p>Anna Leon
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2021-12-272021-12-2714116110.6092/issn.2036-1599/14128Alle radici della <em>screendance</em> in Cina. “Visioni” (<em>Xiang</em> 象) in evoluzione e “forme” (<em>Xing</em> 形) artistiche
https://danzaericerca.unibo.it/article/view/14130
<p>La <em>screendance</em> cinese si è trasformata, rispetto alla medesima disciplina artistica emersa in Occidente, attraverso cambiamenti nelle definizioni e nelle pratiche. In questo articolo verranno esaminati gli elementi storici più rilevanti per la formazione e lo sviluppo della <em>screendance</em> cinese contemporanea mediante tre fasi di sviluppo definite e analizzate dal 1905 agli anni Settanta, dall’ultimo periodo dell’Impero Manchu alla Repubblica di Cina, fino alla Repubblica Popolare Cinese. Attraverso la disamina di documenti e testimonianze verrà individuato quali cambiamenti di forma (<em>xing</em>) sono stati provocati dal mutare delle visioni (<em>xiang</em>) definite dalle e soggette alle strutture socio-culturali cinesi degli specifici periodi storici e dei valori estetici ed etici da esse promossi.</p>Xiao Huang
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2021-12-272021-12-2716319110.6092/issn.2036-1599/14130<em>Dances of Death</em>: From Trans-genre to Media Phenomenon
https://danzaericerca.unibo.it/article/view/14132
<p>L’articolo mira a rendere noto l’interesse suscitato dalle <em>Danze della Morte</em> nel quadro degli studi semiotici incentrati sulla vita sociale dei generi discorsivi e in quello della mediatizzazione di “lungo percorso”, il che significa che questo fenomeno viene considerato come costituente l’essere umano come una specie biologica. Dunque, nel saggio affrontiamo il percorso prospettico che esplora il fenomeno e la sopravvivenza delle <em>Danze</em>, in qualità di <em>trans</em>-genere, fin dal loro consolidamento nel Medioevo, ed inoltre, prendendo in considerazione quanto questo fenomeno oggi sia fortemente oggetto di studio, concentriamo l’analisi su quei casi in cui tale genere è rappresentato attraverso due modalità di espressione proprie dell’arte contemporanea: il cinema e la videodanza.</p>Susana Temperley
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2021-12-272021-12-2719321510.6092/issn.2036-1599/14132<em>Translations</em>. A dance for the non-visual senses
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<p>Dal 2015 collaboro con la compagnia canadese All Bodies Dance Project (ABDP) come danzatrice, coreografa e facilitatrice. ABDP è un progetto di “danza integrativa” che unisce danzatori disabili e non. Nel presente articolo contestualizzerò il termine “danza integrativa”; successivamente analizzerò la mia esperienza come danzatrice nel progetto <em>Translations</em>. <em>Translations</em> è un lavoro di danza contemporanea per i sensi non visivi, creato da All Bodies Dance Project in collaborazione con VocalEye, un servizio di descrizione di spettacoli dal vivo per persone non vedenti.</p>Carolina Bergonzoni
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2021-12-272021-12-2721723010.6092/issn.2036-1599/14133Coropolitiche della modernità. Collettivi danzanti e comunità desideranti
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<p>Il saggio analizza la storia metaforologica e cinetica dei paradigmi corali e orchestici cui l'immaginario occidentale ha attribuito la facoltà di rappresentare figuratamente, e in molti casi di realizzare performativamente, le più svariate utopie, fantasie e ideologie di convivenza. Dalla semantica del coro antico come spazio attante e agito ai formati più recenti e mainstream di musicalizzazione del comportamento collettivo, si deduce una cronaca "coropolitica" delle metafore societarie caratterizzata dalla forte continuità di certi imprinting ideologici, e da un'imbricazione altamente problematica tra creazione coreografica e fabbricazione strategica di un'identità collettiva.</p>Roberto Fratini Serafide
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2021-12-272021-12-2723128510.6092/issn.2036-1599/14134Il corpo come costrutto: coordinate filosofiche per una epistemologia della danza contemporanea
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<p>L’articolo intende fornire le coordinate filosofiche per affrontare la danza contemporanea da un punto di vista epistemologico. In primo luogo si rintracciano le due principali epistemi corporee che hanno informato la danza nel corso del Novecento, laddove alla danza moderna appartiene un modo di vedere e descrivere il corpo tendenzialmente ontologizzante, mentre a quella contemporanea uno costruttivista. In un secondo momento si presentano le filosofie di tre autori della postmodernità che si sono pronunciati in maniera significativa sul corpo contribuendo a mutarne radicalmente lo statuto. Tali teorie radicali e innovative, provenienti dal post-strutturalismo e dal femminismo, avrebbero registrato notevoli ripercussioni anche sull’estetica coreografica del secondo Novecento e oltre.</p>Tobia Rossetti
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2021-12-272021-12-2728730410.6092/issn.2036-1599/14135