Sconfinamenti. Per uno stile di pensiero tra estetica e coreologia
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1599/4968Abstract
Estetica e coreologia sono regioni del sapere strettamente cointrecciate. Entrambe si occupano di oggetti che, seppure comunemente intesi, sfuggono a una comprensione univoca ed esaustiva. L’indefinitezza metodologica tanto della disciplina estetica quanto di quella coreologica non è che una diretta conseguenza di questa complessità ed eterogeneità dei rispettivi (e al tempo stesso concentrici) campi oggettuali. Di fronte a un terreno così vasto come quello dell’esperienza sensibile ed artistica, oggetto di approfondimento da parte di differenti sguardi disciplinari, la possibilità di definire in modo preciso e stabile concetti e metodologie propri solo ed esclusivamente della scienza estetica o di quella coreologica risulta quanto meno difficile. Scopo dell’intervento è dunque quello di mettere in luce il carattere “sconfinato e sconfinante” di simili studi e mostrare come dal loro confronto e dalla loro sinergia possano scaturire fecondi orizzonti d’indagine. Più nello specifico, attraverso la messa a fuoco della loro comune fondazione settecentesca, si vuole far emergere come la danza costituisca un oggetto di osservazione privilegiato (ed esemplare) per l’estetica e come, a sua volta, questo ramo della filosofia permetta di valorizzare e interrogare la portata teorica racchiusa nell’evanescenza, indefinitezza e corporeità di Tersicore. Infine si vuole mostrare come da questo intreccio disciplinare possano scaturire fecondi suggerimenti per uno stile di pensiero che lungi dall’essere immune o estraneo alla chiarezza e distinzione del metodo, riporta all’attenzione della comunità scientifica – di ieri e di oggi – il doppio movimento inscritto nella radice stessa di logos: ovvero il gesto di selezione e scelta, ma anche di raccolta e unione che caratterizza qualsiasi attività razionale del pensiero e funzione dichiarativa della parola e, dunque, ogni ricerca autentica e feconda.
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