Understanding dance and its non-human agency in Ekman’s “A Swan Lake”
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1599/20943Abstract
Questo articolo esamina A Swan Lake (2014) di Alexander Ekman alla luce dei nuovi materialismi, tra cui un lago di 6.000 litri sul palco che ridefinisce il movimento e la narrazione del balletto. Rifacendosi al concetto di intra-action di Barad (2003) e alla nozione di thing-power di Bennett (2010), il film esplora l'acqua come agente attivo che trasforma le tecniche e le esperienze somatiche dei danzatori. La prima parte parodia l'eredità del Lago dei cigni, combinando l'ironia con la conoscenza scientifica del comportamento dei cigni. Il secondo atto esplora l'imprevedibile materialità dell'acqua e offre nuove possibilità coreografiche. Ekman offre una prospettiva postumanista che integra la materialità umana e quella non umana.
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