“Dirigere lo zoo”: alcune contese tra danza e musica nel Novecento
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1599/4203Abstract
Il saggio ripercorre alcune contese sull’alleanza tra danza e musica, lungo il Novecento, a partire dalla trasformazione politica della dimensione spaziale dell’ascolto, dalla nozione di montaggio in danza come risposta indipendente dalla struttura della musica, e dall’uso della notazione (score) come una parte attiva del processo creativo. Al centro sembra dominare quello che Nabokov ha chiamato lo zoo musicale dei Ballets Russes di Djagilev, in cui l’idea del passato è un supplemento della storia. Questa idea del passato, nel confronto tra danza e musica, è poi nostalgia, continuamente inevasa, di fronte alle rovine del tempo, sia nella sperimentazione del balletto sinfonico di Massine, sia nell’aria imperiale delle coreografie sinfoniche di Balanchine. Già Nižinskij nei suoi diari aveva decretato il superamento degli occhi a favore di un’autonomia del sentire capace di mettere in crisi l’unità tra danza e musica, mentre nella teoresi di Laban questa tensione sembra risolversi nei termini di una rinuncia. Sembra dunque prefigurarsi un finale paradosso, capace di violare l’alleanza storica, tra danza e musica, rispettandola: occorre saper creare una profondità interiore dell’ascolto per poter danzare la musica facendo a meno della ripetizione del suo mero ascolto esteriore.
The essay goes over some quarrels about the alliance between dance and music, along the XXth century, beginning from the political transformation of the spatial dimension of listening, from the notion of montage in dance as an independent answer from the structure of music, and from the use of notation (score) as an active part of the creative process. At the heart of it, it seems to predominate what Nabokov called the musical zoo of Djagilev’s Ballets Russes, in which the idea of the past is a supplement of history; it is then continually outstanding nostalgia in front of the ruins of time, as likewise in the experimentation of Massine’s symphonic ballet and in the imperial air of Balanchine’s symphonic choreographies. In his diaries, Nižinskij had already sanctioned the overcoming of the eyes in favour of an autonomy of the feelings, which is capable of throwing into crisis the unity between dance and music, whereas in Laban’s theory this tension seems to turn out to be a renouncement. It seems therefore to prefigure a final paradox, which is able to violate the historical alliance, between dance and music, whilst respecting it: it is necessary to know how to create an internal depth of listening, in order to be able to dance the music without the repetition of a mere external listening.
Downloads
Pubblicato
Come citare
Fascicolo
Sezione
Licenza
Copyright (c) 2013 Stefano Tomassini
I diritti d'autore e di pubblicazione di tutti i testi nella rivista appartengono ai rispettivi autori senza restrizioni.
Questa rivista è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale (licenza completa).
Vedere inoltre la nostra Open Access Policy.