«Non muovere né l’anima senza il corpo, né il corpo senza anima». Le pratiche del ritmo nel “Timeo” e nelle “Leggi” di Platone

Autori

  • Simona Donato Ricercatrice indipendente

DOI:

https://doi.org/10.6092/issn.2036-1599/20923

Abstract

Nel pensiero di Platone l'attività ritmica assume un'importanza fondamentale: essa è intesa dal filosofo come capacità degli esseri umani di sintonizzarsi con i ritmi del cosmo e di partecipare della forza cosmogonica del demiurgo, ordinatore e “coreografo” dell’universo. Nel Timeo, proprio grazie alla sua dimensione cinetica e ritmica, la pratica dell'imitazione dei ritmi degli astri è concepita da Platone come la principale cura degli “squilibri” a cui l'anima va incontro quando si incarna in un corpo mortale. Nelle Leggi, invece, Platone fonda sulla suddetta capacità del ritmo e del movimento, attività che si accompagnano al piacere e alla gioia, la teoria dell’educazione per mezzo della danza corale.

Downloads

Pubblicato

2024-12-17

Come citare

Donato, S. (2024). «Non muovere né l’anima senza il corpo, né il corpo senza anima». Le pratiche del ritmo nel “Timeo” e nelle “Leggi” di Platone. Danza E Ricerca. Laboratorio Di Studi, Scritture, Visioni, 16(17), 7–24. https://doi.org/10.6092/issn.2036-1599/20923

Fascicolo

Sezione

Studi